mercoledì 29 febbraio 2012

happening.....



Gli happening sono una forma d’arte che nasce a opera di Allan Kaprow (18 Happenings in 6 Parts, New York, 1959) e si focalizza non tanto sull’oggetto ma sull’evento che si riesce ad organizzare: «Lo "happening" è una forma di teatro in cui diversi elementi alogici, compresa l'azione scenica priva di matrice, sono montati deliberatamente insieme e organizzati in una struttura a compartimenti»[1].
Kaprow descrisse, nel catalogo, il dispositivo messo a punto per gli happening. Gli happening si sarebbero svolti in tre spazi differenti caratterizzati ognuno da un’atmosfera e da un tipo di illuminazione diverse: bianca e blu nel primo, bianca e rossa nel secondo, blu nel terzo.
Oltre ai collages e agli oggetti erano previste delle sedie in numero variabile da 75 a 100. Gli invitati ricevevano cartellini numerati e dovevano cambiare sedia, come indicato dalle regole stabilite nel programma. Potevano dunque assistere agli eventi proposti che si sarebbero svolti una sola volta, per una durata totale di un’ora e mezzo: proiezione di diapositive, ascolto di musica improvvisata, una donna nuda che sprofonda in un divano, un’altra che spreme arance, un gruppo di artisti che dipingono tele appese a tramezzi, altri che fanno girare cartelli e recitano testi o suonano uno strumento.
Tutti questi eventi incarnano valori antitetici a quelli caratterizzanti l’universo delle “belle arti”, eventi che in particolare promuovono l’effimero, il mutevole, il riavvicinamento tra arte e vita.
Gli artisti che si occupano dell'organizzazione degli happening tendono a svincolare il pubblico dal ruolo di fruitore passivo. In alcuni casi si coinvolge il pubblico per denunciare, ad esempio una situazione di degrado, come nel caso del fotografo e performer
Augusto De Luca, che ha organizzato una partita di golf nelle buche stradali di Napoli [2].

Gli happening avvengono generalmente in luogo pubblico, all'aperto come fosse un gesto di irruzione nella quotidianità.









incontro con SYLVANO BUSSOTTI

Compositore e interprete, Pittore, Letterato, Scenografo, Regista, Costumista, Attore.

Nato a Firenze il 1 ottobre 1931. Inizia lo studio del violino con Margherita Castellani ancora prima di compiere i cinque anni di età. Al Conservatorio "Luigi Cherubini" di Firenze studierà l'armonia e il contrappunto con Roberto Lupi e il pianoforte con Luigi Dallapiccola: studi che interromperà a causa della guerra, senza conseguire alcun titolo di studio.
Determinanti, per la sua educazione, il  fratello Renzo e lo zio materno Tono Zancanaro, pittori entrambi e, più tardi, l'incontro con il poeta Aldo Braibanti. Dal 1949 al 1956 approfondisce, da autodidatta, lo studio della composizione. A Parigi, nel periodo che va dal 1956 al 1958, frequenta i corsi privati di Max Deutsch, incontra Pierre Boulez e Heinz-Klaus Metzger, che lo condurrà a Darmstadt, dove conosce  John Cage.
Inizia in Germania, nel 1958, l'attività pubblica, con l'esecuzione delle sue musiche da parte del pianista David Tudor, seguita dalla presentazione a Parigi di brani eseguiti da Cathy Berberian sotto la direzione di Pierre Boulez.
L'Universal Edition e, successivamente, gli editori Moeck e Bruzzichelli pubblicano in quegli anni alcune sue partiture. Sarà infine con Casa Ricordi, che nel 1956,  Bussotti stringe un importante  rapporto editoriale.
Soggiorna in U.S.A. nel 1964-65, invitato dalla Fondazione Rockfeller a Buffalo e New York, dopo il conferimento di tre premi da parte della SIMC negli anni 1961, 1963 e 1965. Nel 1967 riceve il premio "all'Amelia" della Biennale Di Venezia; nel 1974  il premio "Toscani d'Oggi" e nel 1979 il premio Psacaropulo a Torino. A Berlino, nel 1972, risiede per un anno, ospite delle DAAD per la Fondazione Ford.   E' stato direttore artistico del Teatro La Fenice di Venezia e del Festival Pucciniano di Torre del Lago. Ha insegnato storia del teatro musicale all'Accademia di Belle Arti a l'Aquila. Nel 1980 è stato docente di composizione e analisi alla Scuola di Musica di Fiesole, direttore della sezione Musica alla Biennale di Venezia dal 1987 al 1991.
Fin da ragazzo lavora alla composizione musicale cosi come al disegno e alla pittura; sue mostre d'arte si allestiscono in vari paesi del mondo. Dall'attività concertistica si sviluppa l'esperienza teatrale che lo porta ad occuparsi di  cinema e di televisione . Dal 1965 l'aspetto fondamentale della sua attività è costituito da spettacoli di teatro musicale, sintesi della propria esperienza creativa realizzati nell'ambito del BUSSOTTIOPERABALLET, nome abbreviato in B.O.B. da lui fondato a Genazzano nel 1984 e che allestisce concerti, spettacoli, mostre d'arte e manifestazioni di ampio respiro internazionale.
Sylvano Bussotti è Accademico dell'Accademia Filarmonica Romana, Accademico di S. Cecilia, Cavaliere dell'ordine di Marck Twain, Cavaliere di Micky Mause, Cittadino Onorario della Città di Palermo Commandeur de l'Ordre des Artes e des Lettres dello Stato Francese.

martedì 28 febbraio 2012


il portale " ACCADEMIA NELL' ACCADEMIA " nasce ufficialmente oggi in sede d' esame, 23/02/2011.

Piomba sulle spalle il secolo cane-lupo, ma non ho sangue di lupo nelle vene...
Questi due versi di Mandel'stam (Poesie, traduzione italiana si S. Vitale, Garzanti, Milano 1972, p.89), possono aver suggerito, assieme ad altro che scotta sul fronte dolorosamente "mobile" e "aperto" della formazione artistica abbandonata in un ghetto postmoderno affatto anacronistico che ha nome Accademia di Belle Arti, un nome dimenticato eppur glorioso, possono aver suggerito assieme ai cstruttori del Mondo Nuovo di Cristina Show-Aldo Spoldi, la costruzione di un veicolo didattico come l' Accademia nell' accademia e del suo "portale" elettronico.
Quest' ultimo ha anche una funzione pratica: coordinare tutte le attività corsuali in essere, predisporre quelle future. Dare la possibilità agli studenti di "dialogare" tra loro e con i riferimenti formativi inclusa la bibliografia "vivente" del Corso di storia dell' arte triennale del prof. Rolando Bellini che ha generato quest' accademianell'accademia (una teutologia beuysiana)e cioè in ordine d' importanza: Aldo Spoldi, Nicola Salvatore, Maria Teresa Illuminato, Geremia Renzi, Marco Pellizola ecc.
Un portale o sito Accademia nell' accademia è null'altro che uno strumento didattico e uno star-gate attraverso cui sfuggire all' assedio-ghetto quotidiano, alle piogge acide, alle miserie del secolo cane-lupo che assedia l' Accademia di Brera.
Il suo funzionamento è vincolato a una volontà, a un atto collettivo.
G.Gaber direbbe: alla "partecipazione".

Rolando Bellini

LUIGI MORETTI


 La presentazione al pubblico di Luigi Moretti e della sua opera di architetto, di teorico e critico, di editore e gallerista, di sperimentatore di forme generate sotto l'incantesimo della scienza, non può che avvenire secondo i modi di una narrazione "figurativa", regolata sul vigore espressivo dell'immagine, che unisca al criterio cronologico quello comparativo. Una lettura al contempo diacronica e sincronica degli avvenimenti, dalla formazione di Moretti presso la Scuola Superiore di Architettura di ,fino all'Hotel El Aurassi, prima opera algerina che Moretti segue fino alla morte, avvenuta nel 1973.
In questa narrazione, la guerra batte una pausa di silenzio. La cesura fra le architetture del Regime e le case albergo milanesi, che assorbe gli anni dal 1942 circa al 1947, testimonia la lacuna biografica e l'arresto dell'attività progettuale che, invece, riprende fervida a Milano e a Roma dove dal 1950 ha pure avvio, con la fondazione della rivista "Spazio", l'attività di editore. Da questa data è un susseguirsi di capolavori,che appaiono di volta in volta trascrizioni della passione per l'arte contemporanea, delle ricerche sullo spazio e sul rapporto fra struttura e forma, delle originali interpretazioni critiche di architetture storiche (dove rende omaggio al magistero di Michelangelo, Borromini e Alberti). Si spiegano così gli "informali" prospetti delle opere milanesi del dopoguerra e il materico e prorompente collegio dell'Accademia di danza, la ricchezza spaziale della villa La Saracena e degli allestimenti delle mostre da lui curate, le modulazioni del rapporto fra struttura e forma riconoscibili nella sistemazione del complesso termale di Fiuggi, nel parcheggio a Villa Borghese o nel tempio di Tagbha dove, alla coincidenza fra configurazione formale e morfologia strutturale si sommano metafore zoomorfe, che in quest'opera matura testimoniano il raggiungimento di "quella specie di punto magico capace di fermare una struttura nella perennità di una forma".
Occorre, nel rivisitare l'opera di Moretti, non attenersi a un percorso fatto di fili fissi, ma procedere piuttosto per contrasti e antinomie.
Moretti architetto italiano / Moretti architetto internazionale
Come altri coetanei, intrisi dell'idea di riaffermare una forma spirituale di continuità con la tradizione classica dell'architettura, Moretti si cimenta con la concezione della permanenza, con l'aspirazione a rinvigorire e a volte appesantire le sue opere con l'astratto peso della storia. Lo fa attraverso la sensazione di massa evocata dagli involucri delle sue costruzioni, come attraverso il recupero di una costruzione astratta, limpidamente matematica della struttura compositiva.
Moretti costruttore di forme / Moretti decoratore
Della carriera di Moretti fanno parte fenomenali episodi plastici, dalle architetture del complesso del Foro Mussolini, come la Casa della scherma, alIa palazzina borghese detta Il Girasole, alle ville, al ponte sul Tevere. Opere fra loro profondamente diverse, e anche dall'esito estetico differente, ma segnate tutte dalla ricerca di un dinamico equilibrio tra massa, articolazione volumetrica, struttura. Moretti costruisce una catalogo di oggetti urbani solidi e vivi, per una città più bella. Le sue architetture migliori, pur così plastiche, sono insieme svincolate dalla corporeità. Attraverso l'invenzione decorativa, ma anche la ricercatezza dei rivestimenti, non solo Moretti testimonia e indaga le sapienze possibili della tradizione, ma innesca un meccanismo potente di smaterializzazione, mette in discussione il significato dello stesso organismo architettonico, raggiungendo un'aura di metafisica astrazione. 
Di queste dicotomie apparenti potremmo elencarne ancora. Preferiamo trarne la considerazione che proprio da queste esplorazioni coraggiosamente divaricate, da queste composizioni di apparentemente diversi, deriva la vicinanza di Moretti con la sensibilità contemporanea.


lunedì 27 febbraio 2012

RENATO GUTTUSO



RenatGuttuso nasce il 26 Dicembre 1911 a Bagheria.
Il padre Gioacchino, agrimensore di professione ma acquarellista per diletto e la madre Giuseppina d'Amico, preferiscono denunciarlo a Palermo il 2 Gennaio 1912, in seguito a un contrasto con la città a causa delle loro idee liberali.
La città natale è molto importante nella formazione del pittore, perché lì, giovanissimo, entrò in contatto con il mondo della pittura, come racconta lui stesso: "tra gli acquarelli di mio padre, lo studio di Domenico Quattrociocchi, e la bottega del pittore di carri Emilio Murdolo prendeva forma la mia strada avevo sei, sette, dieci anni...". Ma Bagheria è importante anche perché continuerà a fornirgli per tutta la vita uno straordinario repertorio di immagini e colori.
1924 - 30
Già dal 1924, appena tredicenne, comincia a firmare e datare i propri quadri. Sono piccole tavolette dove per lo più copia i paesaggisti siciliani dell'ottocento. Tra queste vanno ricordate Golfo di Palermo (1925), dove usa le venature del legno per raccontare le onde del mare. I suoi modelli sono comunque più vari, i francesi come nel caso dell'Angelus di Millet (1926), realizzata su una tavolozza che mantiene ancora la forma originale, e i pittori contemporanei di cui poteva procurarsi le illustrazioni., come Carrà nel Pino marittimo (1929). In questi anni dipinge anche dei ritratti come quello di Graziella e il Ritratto del padre, il Cavalier Gioacchino Guttuso Fasulo (1930).
Negli anni seguenti comincia a frequentare l'atelier del pittore futurista Pippo Rizzo e l'ambiente artistico palermitano.
Nel 1928 partecipa a Palermo alla sua prima mostra collettiva.
1931 - 33
Nel 1931 partecipa con due quadri alla Quadriennale Nazionale d'Arte Italiana a Roma e ha occasione di vedere dal vivo le opere dei più grandi artisti italiani che lo impressionano profondamente.
Una mostra di Guttuso e di altri pittori siciliani, alla Galleria del Milione nel 1932, suscita grande interesse nella società artistica milanese. Per vivere a Roma esegue alcuni lavori di restauro alla Pinacoteca di Perugia e alla Galleria Borghese di Roma. In questo periodo ha modo di legarsi ad artisti come Mario Mafai, FrancescoTrombadori, Corrado Cagli, Pericle Fazzini, Mirko e Afro. Dal 1929 collabora con giornali e riviste e già dalla scelta dei suoi primi soggetti critici si delineano le sue scelte in favore di una pittura impegnata. Il suo primo articolo su Picasso, scritto nel 1933, causa l'intervento della censura fascista e la sospensione della collaborazione con il giornale l'Ora di Palermo.
1934 - 36
Espone per la seconda volta a Milano, alla galleria del Milione con il "Gruppo dei 4" che aveva fondato a Palermo con Giovanni Barbera, Nino Franchina e Lia Pasqualino Noto in aperta polemica con il primitivismo di "Novecento", allora dominante. La mostra viene recensita da Carrà, in quel momento il pittore più autorevole che ci fosse in Italia.
A causa del servizio militare trascorre il 1935 a Milano, dove ha occasione di stringere grandi amicizie con artisti come Birolli, Sassu, Manzù, Fontana con cui dividerà lo studio, ed intellettuali come il poeta Salvatore Quasimodo, Raffaele de Grada, Elio Vittorini, il filosofo Antonio Banfi, Raffaele Carrieri, Edoardo Persico. Malgrado queste amicizie, che saranno fondamentali per l'esperienza politica e culturale di Corrente, il periodo milanese è contrassegnato da una profonda depressione testimoniata dalle poesie scritte in quegli anni, causata probabilmente anche dalle durissime condizioni economiche che lo opprimono nel capoluogo lombardo.
1937 - 39
Sono anni tra i più importanti della sua vita. Si trasferisce definitivamente a Roma, i suoi studi, a cominciare da quello in piazza Melozzo da Forlì, saranno spesso al centro di sue composizioni pittoriche e diverranno uno dei centri intellettuali più vivaci ed interessanti della vita culturale della capitale. In questi anni nasceranno le amicizie con Alberto Moravia, Antonello Trombadori e Mario Alicata che avranno un ruolo determinante nella sua adesione al partito comunista, nel quale si iscriverà nel 1940. La sua prima personale a Roma viene presentata dallo scrittore Nino Savarese.
Sono gli anni delle straordinarie nature morte, della Fucilazione in campagna (dedicata a Federico Garcia Lorca), della Fuga dall'Etna, che riceverà il premio Bergamo, in quel momento il più importante premio di pittura in Italia. Nella stesso anno conosce Mimise Dotti che sarà sua compagna per tutta la vita.
Collabora come critico a Le Arti, Primato e Il Selvaggio, diretto da Mino Maccari che dedica un intero numero ai suoi disegni (1939), proseguendo con impegno e vigore l'attività di critico che durerà tutta la vita.
1940 - 44
Continua la straordinaria produzione artistica dipingendo nudi, paesaggi, nature morte e realizza la Crocefissione (1940-41), la sua opera più famosa ed uno dei quadri più significativi del Novecento.
Lui stesso chiarisce il significato dell'opera: "questo è un tempo di guerra. Voglio dipingere questo supplizio del Cristo come scena d'oggi. ... come simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee". Il quadro, presentato al premio Bergamo nell'autunno del 1942, dove riceverà il secondo premio, suscita un grande scandalo e il Vaticano proibisce ai religiosi di guardare l'opera. Nel 1940 al Teatro delle Arti di Roma, diretto da Anton Giulio Bragaglia, Renato Guttuso fa il suo esordio nella scenografia musicale, firmando scene e costumi per l'Histoire du Soldat.
Nel 1943 lascia Roma per motivi politici e partecipa attivamente alla resistenza antifascista. Della lotta partigiana ha lasciato una struggente testimonianza artistica nella serie di disegni realizzati con inchiostri delle tipografie clandestine intitolati Gott mitt Uns.
1945 - 50
A Parigi con Pablo Picasso stringe una amicizia che durerà tutta la vita.
In Italia assieme ad alcuni artisti ed amici tra i quali Birolli, Vedova, Marchiori, il gallerista Cairola fonda il movimento Fronte Nuovo delle Arti, un raggruppamento di artisti molto impegnato politicamente con l'obbiettivo di recuperare le esperienze artistiche europee che a causa del fascismo erano poco conosciute in Italia.
Nella sua pittura sono presenti temi sociali e di vita quotidiana: picconieri della pietra dell'Aspra, zolfatari, cucitrici, manifestazioni di contadini per l'occupazione delle terre incolte.
Nel '47 trasferisce il suo studio a Villa Massimo. Nello stessso anno a Venezia con le scene e i costumi per Lady Macbeth di Sostakovic, in prima assoluta per l'Italia, prosegue la collaborazione con l'opera e con il coreografo Aurele Millos.
1950 - 56
Nel 1950 otttiene a Varsavia il premio del Consiglio Mondiale per la Pace, nello stesso anno tiene la sua prima personale a Londra.
A Roma al Teatro dei Satiri curerà le scenografie e i costumi per "Madre Coraggio e i suoi figli" di Bertolt Brecht, in prima assoluta per l'Italia.
E' sempre presente alle Biennali di Venezia con grandi quadri, nel '52 con la Battaglia di Ponte dell'Ammiraglio, nel '54 con Boogie Woogie, nel '56 con la Spiaggia suscitando discussioni e dibattitti.
Sposa Mimise; Pablo Neruda, che gli ha dedicato una sentita poesia, sarà testimone delle loro nozze.
1957 - 65
Collabora alle più importanti riviste italiane e internazionali con scritti di teoria e critica d'arte, prendendo posizione nel dibattito sul realismo. Dipinge La Discussione che verrà acquistato dalla Tate Gallery di Londra. Lavora all'illustrazione della Divina Commedia che sarà pubblicata nel '61 da Mondadori. Elio Vittorini scrive un'importante monografia sul pittore mentre l'amico Pasolini scriverà un'introduzione per un suo libro di disegni.
A New York, la Aca-Heller Gallery gli dedica un'importante mostra.
Il Museo Puskin di Mosca gli dedica un'importante retrospettiva nel '61.
Il Museo Stedelick di Amsterdam gli dedica un'antologica di grande successo che sarà poi ospitata anche al Palais de Beaux Arts di Charleroi mentre nel '63 si apre a Parma una sua ampia mostra antologica, presentata da Roberto Longhi. Sempre a Parma, nello stesso anno, curerà scene e costumi per il Macbeth di Verdi.
Nel '65 elabora il tema del lettore di giornale e quello dell'Edicola che lo porterà a realizzare la sua unica grande scultura.
1965 - 71
Si trasferisce a Palazzo del Grillo dove continuerà ad abitare e lavorare fino alla morte.
Nel '66 realizza il grande ciclo dell'Autobiografia, una serie di dipinti che costituiranno il nucleo di importanti antologiche ospitate in vari musei europei. A questo ciclo Werner Haftmann dedicherà un'importante monografia. Tra i quadri più belli e significativi Gioacchino Guttuso Agrimensore (1966), omaggio al padre ritratto nell'erba dietro il teodolite. Collabora alla realizzazione delle scene teatrali per il Contratto di Eduardo de Filippo, suo grande amico.
Nel '71 riceve dall'Università di Palermo, la laurea Honoris Causa e gli sono dedicate due importanti antologiche: una a Palermo al Palazzo dei Normanni con testi di Leonardo Sciascia, Franco Grasso e una al Musee d'Art Moderne de la Ville di Parigi.
1972 - 80
Nel 1972 riceve il premio Lenin e gli viene dedicata una grande mostra all'Accademia delle arti di Mosca. Una grande mostra retrospettiva percorre l'Europa orientale toccando Praga, Bucarest, Bratislava, Budapest.
Dipinge il grande quadro la Vucciria (1974) che affida all'università di Palermo e nel '76 dipinge il Caffè Greco (ora Collezione Ludwig di Colonia.)
Illustra i Malavoglia di Verga nel 1978 e l'Eneide di Virgilio nel 1980. Viene eletto Senatore, nelle liste del PCI, nel collegio di Sciacca.
Nel 1973 Guttuso sceglie un importante nucleo di opere, sue e di altri artisti, che costituiranno la base per istituire a Bagheria la Galleria civica.




1981- 87
Giuliano Briganti scrive la presentazione per la sua mostra a Roma sul ciclo delle Allegorie, della Malinconia e della Visita della sera.
Il centro di cultura di Palazzo Grassi di Venezia gli dedica una importante mostra antologica nell'82, a cura di Maurizio Calvesi, Cesare Brandi e Vittorio Rubiu.
Nel 1983 affresca una cappella del Sacromonte di Varese con la Fuga in Egitto.
Vengono pubblicati, a cura di Enrico Crispolti, i primi tre volumi del catalogo generale dei suoi dipinti.
Nel 1985 intraprende un'opera monumentale, affrescando l'intera volta ( più di 120 mq. di pittura) del soffitto del teatro lirico Vittorio Emanuele di Messina, rappresentando la leggenda del Cola Pesce.
Nel 1986 dipinge un ciclo di opere dedicato al tema del gineceo che culmina nel quadro "Nella stenza le donne vanno e vengono...", ultimo grande sforzo del pittore che resterà incompiuto.
Il 18 gennaio del 1987 muore lasciando alcune opere, tra le più importanti, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Altre opere e una ricca raccolta documentale le ha già affidate al museo che la sua città natale, Bagheria, gli ha intitolato. Il Museo Guttuso, che ha sede nella settecentesca Villa Cattolica, raccoglie così la più ampia collezione di opere, quadri, disegni e grafica dell'artista, e nel giardino della Villa conserva la grande Arca funebre dedicatagli dal suo amico Giacomo Manzù, dove egli riposa. Subito dopo la morte viene organizzata dal Museo Guttuso di Bagheria, a cura di Maurizio Calvesi, con il contributo dei più importanti critici italiani, la mostra "Dagli esordi al Gott mitt Uns".
Dopo la sua morte, il figlio adottivo Fabio Carapezza Guttuso fonda gli Archivi Guttuso, cui destina lo studio di Piazza del Grillo, e integra la collezione del museo di Bagheria. Gli Archivi organizzano numerose mostre, tra queste due antologiche del pittore, una in Germania nel '91 e l'altra nel '96 a Londra e Ferrara; il completamento, in collaborazione con Enrico Crispolti, del Catalogo Ragionato Generale dei Dipinti di Renato Guttuso; e nel decennale della morte, una grande mostra, incentrata sulla collaborazione tra Guttuso e il teatro musicale, al teatro Massimo di Palermo. Infine curano, per la Rizzoli nel 1999, una completa, monografia dedicata all'Artista.

DUCHAMP- IL GRANDE VETRO



Opera dai significati complessi e di non facile descrizione, il Grande Vetro ha, in realtà, un titolo che dice «La Sposa messa a nudo dai suoi Scapoli, anche». A questa opera Duchamp ha lavorato per circa otto anni, dal 1915 al 1923. In questo intervallo di tempo, anche per via della sua particolare personalità, gli intenti e i significati dell’opera vengono modificati, così che esso risulta un palinsesto di situazioni stratificate. Nell’opera vi è un evidente intento antologico, dato che molti degli elementi che vi compaiono erano già stati utilizzati per opere precedenti. In realtà questa è un’opera che non assomiglia ad alcunché prodotto in arte. È una specie di rompicapo, creato forse apposta per disorientare i critici portandoli ad esercizi interpretativi iperbolici come salti mortali. Ma la impossibilità di una lettura visiva diretta ci esime, in linea con lo spirito duchampiano, dal porci il problema di cosa significa quest’opera. Interessante appare tuttavia un particolare. Data la fragilità dell’opera, il vetro sul quale Duchamp lavorava, ad un certo punto, si ruppe accidentalmente. L’artista considerò l’evento come intervento del caso: decise di non porvi alcun rimedio, lasciando il vetro rotto. A quel punto smise semplicemente di lavorarci, lasciando l’opera probabilmente incompiuta. Ma a noi rimane la sensazione che in realtà quello era un percorso che lo stava, forse, portando da nessuna parte.
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