Opera dai significati complessi e di non facile descrizione, il
Grande Vetro ha, in realtà, un titolo che dice «La Sposa messa a nudo dai suoi
Scapoli, anche». A questa opera Duchamp ha lavorato per circa otto anni, dal
1915 al 1923. In questo intervallo di tempo, anche per via della sua
particolare personalità, gli intenti e i significati dell’opera vengono
modificati, così che esso risulta un palinsesto di situazioni stratificate.
Nell’opera vi è un evidente intento antologico, dato che molti degli elementi
che vi compaiono erano già stati utilizzati per opere precedenti. In realtà
questa è un’opera che non assomiglia ad alcunché prodotto in arte. È una specie
di rompicapo, creato forse apposta per disorientare i critici portandoli ad
esercizi interpretativi iperbolici come salti mortali. Ma la impossibilità di
una lettura visiva diretta ci esime, in linea con lo spirito duchampiano, dal
porci il problema di cosa significa quest’opera. Interessante appare tuttavia
un particolare. Data la fragilità dell’opera, il vetro sul quale Duchamp
lavorava, ad un certo punto, si ruppe accidentalmente. L’artista considerò
l’evento come intervento del caso: decise di non porvi alcun rimedio, lasciando
il vetro rotto. A quel punto smise semplicemente di lavorarci, lasciando
l’opera probabilmente incompiuta. Ma a noi rimane la sensazione che in realtà
quello era un percorso che lo stava, forse, portando da nessuna parte.

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