Kaprow descrisse, nel catalogo, il dispositivo messo a punto per gli happening. Gli happening si sarebbero svolti in tre spazi differenti caratterizzati ognuno da un’atmosfera e da un tipo di illuminazione diverse: bianca e blu nel primo, bianca e rossa nel secondo, blu nel terzo.
Oltre ai collages e agli oggetti erano previste delle sedie in numero variabile da 75 a 100. Gli invitati ricevevano cartellini numerati e dovevano cambiare sedia, come indicato dalle regole stabilite nel programma. Potevano dunque assistere agli eventi proposti che si sarebbero svolti una sola volta, per una durata totale di un’ora e mezzo: proiezione di diapositive, ascolto di musica improvvisata, una donna nuda che sprofonda in un divano, un’altra che spreme arance, un gruppo di artisti che dipingono tele appese a tramezzi, altri che fanno girare cartelli e recitano testi o suonano uno strumento.
Tutti questi eventi incarnano valori antitetici a quelli caratterizzanti l’universo delle “belle arti”, eventi che in particolare promuovono l’effimero, il mutevole, il riavvicinamento tra arte e vita.
Gli artisti che si occupano dell'organizzazione degli happening tendono a svincolare il pubblico dal ruolo di fruitore passivo. In alcuni casi si coinvolge il pubblico per denunciare, ad esempio una situazione di degrado, come nel caso del fotografo e performer Augusto De Luca, che ha organizzato una partita di golf nelle buche stradali di Napoli [2].
Gli happening avvengono generalmente in luogo pubblico, all'aperto come fosse un gesto di irruzione nella quotidianità.
Nessun commento:
Posta un commento